“Chilometro zero”
Ormai sempre più spesso si sente parlare di alimenti a “Km 0”, definiti anche con il termine più tecnico “a filiera corta” (in quanto caratterizzata da un numero limitato e circoscritto di passaggi produttivi e in particolare di intermediazioni commerciali), che sono prodotti locali che vengono venduti o somministrati nelle vicinanze del luogo di produzione, ovvero nel limite di 70 Km. Dunque, una forma di commercio ecosostenibile che vede la vendita dei beni nella stessa zona di produzione consentendo un prezzo più contenuto degli stessi, in particolare per i ridotti costi di trasporto, di distribuzione, per l’assenza di intermediari commerciali e per un minor ricarico del venditore che spesso è lo stesso agricoltore o allevatore. Inoltre, consente di ridurre l’impatto ambientale che il trasporto di un prodotto comporta, in particolare l’emissione di anidride carbonica che va ad incrementare il livello d’inquinamento.
Gli alimenti “a Km 0” offrono maggiori garanzie di freschezza e genuinità e stagionalità proprio per l’assenza, o quasi, di trasporto e di passaggio. Infatti, in particolar modo per i prodotti vegetali “locali”, raccolti al momento giusto e subito messi in commercio, viene garantita una maggior freschezza e migliori caratteristiche organolettiche. In questo modo inoltre viene valorizzato il consumo dei prodotti stagionali recuperando così il legame con il ciclo della natura e con la produzione agricola.
Questa scelta di consumo, tra l’altro, valorizza la produzione locale, recuperando il legame con le origini del luogo, esaltando nel contempo gusti e sapori tipici, tradizioni gastronomiche e produzioni locali.
Questo tipo di commercio – o come indicato da molti, di filosofia – è senza dubbio un modo di opporsi alla standardizzazione del prodotto, che provoca l’aumento della produttività facendo però perdere la diversità. Non solo, esiste anche un interessante aspetto culturale legato all’avvicinamento del consumatore alla realtà contadina che permette un contatto diretto con la natura, gli animali, la terra e la conoscenza dei prodotti che ci offre e del momento in cui ce li offre. Questo non è un aspetto da sottovalutare soprattutto alla luce del modo di fare la spesa che si è diffuso, in quanto oggi siamo abituati ad avere tutto ed in ogni momento dell’anno perdendo quindi la stagionalità di quello che si mangia.
Il sistema del “Km 0” si esprime attraverso diversi canali: molteplici sono gli spazi che vengono adibiti alla vendita diretta per gli agricoltori locali all’interno dei mercati comunali e rionali e poi tramite i distributori automatizzati, tipicamente situati nelle piazze o in altri luoghi pubblici.
Da parte mia la spesa la faccio per lo più al mercato coperto vicino casa (mercato trionfale) dove acquisto la verdura e la frutta di stagione da Sandro, titolare dell’azienda agricola Calvelli, che coltiva i prodotti nelle campagne vicino Roma ed ogni mattina le porta fresche sul banco.