L’alimentazione della donna durante l’allattamento
L’allattamento al seno è ormai unanimemente riconosciuto dal mondo scientifico come il miglior modo per nutrire il neonato nei primi sei mesi di vita. I vantaggi che ne scaturiscono sono molteplici:
– Il latte materno, rispetto a qualsiasi altra alternativa, ha una qualità nutrizionale superiore, in grado, da solo, di coprire tutti i fabbisogni del neonato;
– contiene diversi fattori antinfettivi ed immunologici
– tra i bambini allattati al seno sembra esserci una minore incidenza di allergie alimentari
– favorisce uno sviluppo mandibolare e dentale adeguato
– comporta benefici psicologici derivanti dal contatto con la madre
– è più economico delle forme commerciali oggi a disposizione
Ovviamente la quantità e la composizione del latte materno saranno influenzati dalla dieta e dallo stato nutrizionale della madre. La produzione del latte comporta un aumento generalizzato di tutti i fabbisogni nutrizionali materni. Per tale ragione, l’alimentazione della madre dovrà essere variata ed adeguata.
In generale, in questo momento particolare della donna, si raccomanda una quota supplementare di energia compresa tra le 450 e le 550 Kcal al giorno, anche se le necessità sarebbero maggiori, ma non bisogna dimenticarsi che una parte dell’energia necessaria per l’elaborazione del latte secreto, proviene dalla mobilizzazione dei grassi accumulati durante la gravidanza. Questi grassi forniscono da 100 a 150Kcal/die durante i primi mesi di allattamento. L’utilizzo continuo durante l’allattamento dei grassi immagazzinati in gravidanza contribuisce a recuperare il peso abituale della donna prima del concepimento. Se la madre non allatta, l’eccesso fisiologico di peso dovrà essere eliminato seguendo un piano alimentare personalizzato affiancato da un’adeguata attività fisica.
Come per tutte le persone sane che seguono una dieta equilibrata, si ritiene che la nutrice debba ricavare dai carboidrati il 55-60% dell’energia di cui ha bisogno, preferendo i carboidrati complessi ed a basso indice glicemico rispetto agli zuccheri semplici.
A livello proteico, le nutrici dovrebbero assumere una quota supplementare di proteine pari a circa 17g/die.
Un’assunzione appropriata di proteine è necessaria per una buona produzione di latte. Oltre alle proteine di origine animale, non bisogna dimenticarsi dei legumi, importanti fonti di proteine vegetali.
Per quanto riguarda, invece, i grassi, la quantità e la qualità degli acidi grassi contenuti nel latte materno dipendono direttamente dalla dieta materna, per cui le nutrici devono assumere adeguate quantità di acidi grassi essenziali. Infatti gli acidi grassi polinsaturi precursori (linoleico e α-linolenico) e derivati sono fondamentali per lo sviluppo delle strutture cerebrali e retiniche del neonato. Saranno da evitare o quantomeno limitare i grassi saturi (strutto, insaccati, formaggi grassi, panna, maionese, besciamella, olio di palma e olio di cocco). Via libera, invece, all’olio extra vergine d’oliva ed al pesce azzurro.
L’allattamento al seno comporta l’aumento della richiesta di quasi tutti i micronutrienti (vitamine e minerali), ma un’alimentazione ricca e variata sarà sufficiente per soddisfare questi fabbisogni senza dover necessariamente ricorrere ad una supplementazione farmacologica.
Si deve precisare che un incremento dell’ingestione di liquidi non aumenta il volume del latte prodotto. Sono comunque necessari liquidi addizionali per poter garantire un corretto bilancio idrico nella madre. Ogni volta che appare la sensazione di sete, la madre nutrice dovrà soddisfarla.
Il modello dietetico adatto per la nutrice è simile a quello consigliato per la gestante con alcune varianti che riguardano una maggior richiesta di proteine, calcio, iodio, zinco, rame, selenio, vitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina C, oltre ad acqua. Estremamente importante è ricoprire i fabbisogni di calcio, in quanto, se l’apporto con la dieta non è sufficiente, l’organismo pur di mantenere costante il contenuto di calcio nel latte, utilizza i depositi della madre con conseguente riduzione della densità minerale ossea.
Tra i gruppi alimentari andranno privilegiati latte e derivati (è consigliabile assumerne 4-5 porzioni al giorno), il pesce per il suo contenuto in ω3, l’olio extra vergine d’oliva, i legumi e, non ultime, la frutta e la verdura di stagione.
Occorrerà, invece, prestare particolare attenzione ad alcool e caffeina in quanto passano nel latte. E’ stata osservata la presenza di caffeina nella secrezione mammaria entro 1-2 ore dall’assunzione. Pertanto, se si decide di ingerire questo tipo di bevanda (comunque con moderazione), è preferibile farlo subito prima o subito dopo la poppata.
I superalcolici sono tassativamente vietati. La birra, contrariamente a quanto sostenevano i detti popolari, non ha nessun ruolo nel favorire la secrezione lattea, potrebbe invece conferire al latte un sapore sgradevole per il neonato. A tal proposito, tra gli alimenti da evitare o moderare proprio per la loro influenza negativa sul sapore del latte dobbiamo ricordare asparagi, cavoli, cipolle, aglio, mandorle amare, peperoni, carciofi e certi tipi di spezie. Inoltre, poiché alcuni cibi sono ricchi di sostanze vasoattive potenzialmente in grado di scatenare nel lattante reazioni pseudo-allergiche andrebbero eliminati o quanto meno ridotti, si tratta di: formaggi fermentati, crostacei, molluschi, mitili, cacao e cioccolato, fragole, ciliege, pesche ed albicocche.
Ulteriori precauzioni dovranno essere adottate nel caso in cui il bambino dovesse essere ad alto rischio di allergia. In questi casi la nutrice dovrà eliminare dalla propria dieta arachidi e frutta secca oleosa, insieme ad altri alimenti sui quali però non c’è ancora un consenso unanime nella comunità scientifica.
Non è consigliabile in questo momento particolare della donna l’utilizzo di tisane al finocchio per i presunti effetti cancerogeni.